Quando le persone si rivolgono a me lo fanno per i motivi più svariati e ponendo una domanda spesso poco chiara in primis a loro stessi.
Il mio primo obiettivo dunque è quello, il più possibile, di fare chiarezza e comprendere insieme a loro perchè e per chi chiedono aiuto.
Questo a volte si riesce a fare nel giro di un paio di colloqui, altre volte invece è un processo che richiede più tempo. Nel lavoro con gli adolescenti in particolare è più frequente che accada la seconda ipotesi; questo soprattutto perchè la domanda spesso è più complessa e coinvolge anche i genitori.
Per questi motivi la consultazione è un dispositivo che non prevede un numero di colloqui predefiniti, ma si caratterizza, come del resto tutto il mio approccio, per essere un lavoro "fatto su misura" per e con il paziente.
Lo strumento di lavoro principale che utilizzo è il colloquio clinico. Alcune volte propongo l'utilizzo di test che possono aiutarci a approfondire alcuni aspetti. Nel caso dei bambini, validi strumenti di supporto sono il gioco, il disegno e l'osservazione.
Gli esiti della consultazione possono essere diversi. Vediamone tre:
Il sostegno psicologico è dunque un possibile esito della consultazione, la cui durata, pur non essendo definibile a priori (per gli stessi motivi che attengono all'orientamento che sposo), è contenuta.
Un altro esito possibile della consultazione è poi la psicoterapia.
Mentre il sostegno psicologico è un intervento circoscritto, sia in termini di obiettivi che di tempo, la psicoterapia (soprattutto quella a orientamento psicoanalitico) mira alla comprensione e dunque al cambiamento profondo del soggetto nel suo modo di funzionare rispetto a sè e al mondo.
Psicoterapia non è sinonimo di malattia nè di gravità. Un percorso di psicoterapia infatti è essenzialmente un viaggio che accresce la consapevolezza di sè, utile a chiunque lo voglia intraprendere anche semplicemente mosso dal desiderio di una crescita personale. Più propriamente direi, che il cambiamento non è davvero l'obiettivo della psicoterapia, bensì l'effetto inevitabile e arricchente di questo viaggio.
Come si potrà intuire, la psicoterapia richiede un tempo del tutto soggettivo, che coincide a mio parere con il "darsi tempo". Ognuno di noi infatti ha un proprio tempo, che varia anche in funzione del momento presente in cui ci troviamo e delle cose che viviamo passo per passo. Per questo motivo la psicoterapia dura in genere degli anni.
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